Che cosa sono le istituzioni politiche? Innanzitutto, per Huntington la principale differenza tra i regimi politici è di forza, e non di forma. La distinzione fondamentale è tra regimi forti, capaci di governare, dotati dell’autorità e della fl essibilità necessaria per il governo, e regimi deboli; e non tra democrazie e totalitarismi. La forza delle istituzioni, dei governi, e dei regimi politici, è la loro capacità di governare, è la loro efficacia nel regolare i comportamenti sociali. Nei regimi caratterizzati da decadenza politica, cioè da un’acuta instabilità e violenza di regime, e da una diffusa corruzione al vertice, quali sono le vie di uscita dalla decadenza? E quali attori sociali sono in grado di sollevare le sorti di questi regimi dalla decadenza ulteriore? Qual è il ruolo, perciò, giocato dai militari? Sono essi in grado di riportare l’ordine e di porre le fondamenta di un regime stabile? Qual è il ruolo dei lavoratori, degli studenti, del clero, del sottoproletariato urbano, delle potenze straniere? Qual è il timing strategico di cui il politico riformatore deve tenere conto per attuare le riforme strutturali? Quando non sono più possibili le riforme ed è possibile solo la rivoluzione? Qual è il ruolo del partito, nella costruzione di regimi civili, cioè quei regimi in cui le istituzioni sono forti, cioè capaci di governare? In questo volume, Huntington, tenta di rispondere a queste domande, passando in rassegna una fi tta serie di casi empirici, fortemente legati all’intuizione fondamentale del libro: la critica alla tesi, diffusamente accettata, secondo la quale la modernizzazione socio-economica porta con sé anche la modernizzazione politica. In una situazione ormai compromessa, quando il livello di partecipazione politica è di massa, l’unica via, ammonisce Huntington, è quella spettrale e sanguinosa della rivoluzione.